
Essere innamorati della divisa che si indossa: è la prima sensazione che ti comunica Francesca che di mestiere fa il Comandante della Polizia Penitenziara del carcere di Bari.
Bisogna essere duri senza perdere la tenerezza… potrebbe suonare blasfemo, o quantomeno fuori luogo, associare il motto di un rivoluzionario alla figura di una addetta alla Sicurezza eppure è la frase che mi è tornata alla mente quando l’ho ascoltata raccontare di sé e del suo lavoro così “speciale”. Mi ha trasmesso l’idea di una persona felice di quel che fa, integra nei suoi principi etici (e in questo vi si può ravvisare la durezza), ma tenera mentre ne parla, mentre sorride, mentre racconta di un lavoro fatto prima di tutto di incontri e di persone – i 360 detenuti, ma anche gli oltre 300 operatori del personale carcerario – che, tiene a ricordare, non sono mai semplici numeri, ma ciascuno un volto, una storie, una famiglia in qualche modo da accogliere…
Amore per le persone e per il lavoro
Per Francesca il senso di amore per il lavoro e per le persone ha radici profonde, viene da lontano.
Ci sono state altre figure femminili che hanno contribuito alla formazione di Francesca che è stata una bambina spensierata e molto felice.
La serenità è una cifra importante in qualsiasi lavoro, fondamentale, forse, per un incarico così delicato come può essere quello di responsabilità all’interno di un Penitenziario.
Nel caso di Francesca però la serenità appare essere davvero un tratto caratteristico della sua personalità e di tutta la sua storia.
(Pre)occuparsi di carcere
E’ durante i suoi studi Erasmus all’estero che Francesca si avvicina per la prima volta al mondo carcerario, scoprendo un universo complesso e affascinante, assai diverso da quello che l’immaginario sociale trasmette. Nasce così la passione per questo settore e la spinta a inseguire l’ambizioso compito di custodire.
Il carcere di Bari
La Casa Circondariale di Bari è strutturata in quattro sezioni: le prime due riservate ai detenuti comuni; la 3° e la 4° ai detenuti di alta sicurezza.
È presente anche una sezione femminile, con poche celle occupate al primo piano e gli altri due piani vuoti e in attesa di un adeguamento strutturale.
Negli ultimi anni, l’istituto ha subito numerose trasformazioni in osservazione delle più recenti regole europee in materia di carceri, prima fra tutti la sentenza Torreggiani, regole che hanno cambiato radicalmente la concezione e con essa la struttura delle carceri italiane indirizzandole verso un decisivo miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti.
Una donna fortunata
Frustrazione, solitudine, sofferenza, privazione della libertà, violenza… davvero il carcere è solo questo come apparirebbe nella rappresentazione comune?
Francesca ci spiega cosa è per lei, che lo vive tutti giorni dal di dentro, la vita dentro il carcere e perché, nonostante tutto, si sente così fortunata a svolgere un lavoro difficile come questo.
Un vertice tutto femminile
Il carcere di Bari ha una Direzione tutta femminile: oltre a Francesca come comandante della Polizia penitenziaria c’è Lidia De Leonardis (QUI una breve intervista) a ricoprire il ruolo di Direttore.
Un vertice tutto rosa che, secondo molti, sta lasciando un’impronta fortemente positiva: maggiore rispetto delle regole e trattamenti più equi, per tutti, non solo per i detenuti.
La mission
Francesca a telecamere spente ci racconta che in fondo chi fa il suo mestiere trascorre più tempo con i detenuti di qualsiasi operatore sociale, volontario o educatore e dunque ha una responsabilità importante e assai delicata da svolgere, un compito che può essere sintetizzato in una frase che è anche il suo orgoglio…
Seguire la propria natura
Cosa suggerisce Francesca a tutte le giovani donne che ancora non sanno cosa faranno da grandi o a quelle che invece stanno già proiettandosi verso un futuro lavorativo e che magari pensano di seguire la sua stessa strada?
Cos’è la libertà
Le storie e le vite che si incontrano durante una qualsiasi giornata di lavoro in carcere lasciano impronte importanti anche quando si torna a casa.
Com’è tornare alla propria vita ogni sera lasciando alle proprie spalle le porte del penitenziario?