Una vita da gemelle
Un’infanzia complicata può essere “salvata”con l’arte?
Si, se viene vissuta come modalità per potersi esprimere: un modo creativo di affrontare le difficoltà grandi e piccole. Se non tutto va come ci si aspetta, quindi anche il lavoro può essere una risorsa inaspettata, e se poi quello stesso lavoro ti permette di comunicare all’esterno ciò che senti l’effetto positivo è molto più ampio e profondo.
La prima immagine che mi viene in mente pensando a due gemelle, sarà per una certa formazione cinematografica, è quella delle sorelle di Shining dunque non proprio una situazione divertente. Tutt’altra aria, ben diversa dall’atmosfera del film di Stanley Kubrick, si respira invece nello studio di Arianna e Serena.
Vivere una vita da gemelle significa in un certo senso, completarsi a vicenda. E compensarsi, dandorsi reciprocamente forza e rilanciando le potenzialità di ciascuna. Lo capisci osservando ad esempio le loro foto dell’infanzia quanto può essere forte il loro legame e di come si sia fortificato negli anni: tutto quello che hanno fatto, l’hanno fatto insieme. Sempre.
Che cosa significa essere complementari lo scopri con facilità negli sguardi complici che si scambiano queste due giovani donne. E non si tratta solo di ricordi comuni o di vestiti da condividere con facilità: c’è una complicità nell’affrontare le cose, oppure nel pensare al proprio futuro insieme, che traspare sempre e comunque.
Una mamma speciale
Nel percorso di vita di Arianna e Serena la persona che più di ogni altra ha svolto un ruolo decisivo è stata la loro mamma. Una donna con una storia non facile e che ha mostrato sempre grande forza crescendo due figlie da sola. E soprattutto dando un importante esempio di indipendenza e autonomia realizzate attraverso il proprio lavoro e il proprio impegno quotidiano.
E così che la loro mamma è il fondamentale punto di riferimento anche nella vita adulta per Serena e Arianna.
Vivere di passione
Arianna e Serena svolgono un lavoro che non avrebbero mai pensato di fare, hanno frequentato un corso per tatuatori ma in questo percorso intrapreso un po’ per caso hanno saputo mettere in gioco tutta la loro storia a partire dalle inclinazioni personali e dall’amore per l’arte che coltivano da quando erano solo delle bambine.
Le difficoltà non sono mancate mancano: partire da zero vuol dire contare innanzitutto sulle proprie forze ma, per fortuna, anche sul sostegno degli amici. L’aiuto di chi ci è vicino, specie in tempi di crisi, è una grande risorsa e spesso può fare la differenza.
Quello di Arianna e Serena è un racconto dal quale soprattutto emerge un fatto: è possibile provare a vivere delle proprie passioni, facendole diventare un’attività lavorativa da svolgere tutti i giorni.
Ascoltandole conciliare la necessità di avere uno stipendio con la bellezza e la libertà di poter fare quello che più ci piace, sempre una strada percorribile. Un’opzione realistica, anche vivendo qui al Sud ed essendo giovani donne.
Arianna e Serena sono un bell’esempio di chi sa che lamentarsi e basta non serve a nessuno. Nemmeno a loro stesse.
Una giornata tipo
Cosa vuol dire imprimere segni sulla pelle altrui per mestiere? Che competenze occorrono? E soprattutto chi sono i clienti di uno studio di tatuaggi? Ecco la giornata tipo per Arianna e Serena.
Donne e tatuatrici
Quello del tatuatore, fino a poco tempo fa, era un lavoro prettamente maschile. Nell’immaginario comune il titolare di uno studio di tatuaggi è un uomo barbuto, muscoloso e un po’ grezzo con una clientela di motociclisti in giubbotti di pelle e bandana. Le cose oggi sono cambiate e sono sempre di più le donne che dimostrano il proprio talento anche in questo campo.
foto di Giampiero Di Molfetta
Per una donna, però, la credibilità non è ancora la stessa di un uomo e alcuni stereotipi fanno fatica a morire. Le donne, specie se giovani e carine, tanto per cominciare attirano una clientela maschile fatta anche di spasimanti che rischiano di essere una scocciatura. I racconti in questo senso oscillano tra il divertimento di alcune situazioni imbarazzanti e il timore di gestire attenzioni indesiderate.
Ma è così difficile per una donna farsi prendere sul serio? Esistono delle caratteristiche femminili che costituiscono un valore aggiunto per fare questo lavoro?
C’è un destino?
Cosa ci porta a diventare quello che siamo? Ognuno di noi percorre strade simili a labirinti che, in maniera non prevedibile, ci portano a incontrare ostacoli e opportunità. Scelte o destino?